Punti di vista
Dal libro “Ogni casa una storia”
Benché mantenesse una postura rigida, il sorrisetto del signor Carlo tradiva la sua soddisfazione. Continuava a sistemarsi il papillon, rivelando una certa impazienza: sentiva che quello era il giorno della sua vittoria, le due mediatrici gli avrebbero comunicato il trasferimento della famiglia Peréz.
«Eccoci, Carlo! Il suo caffè, con un cucchiaino di zucchero.»
«Oh, grazie mille tesoro, sei sempre così gentile.»
Silvia e Teresa si sedettero di fronte all’anziano e si scambiarono uno sguardo d’intesa. «Signor Carlo» esordì Teresa «ACER ha proposto di fare questo incontro nella loro sede per discutere in tranquillità dei continui problemi con la famiglia Peréz.»
«La situazione è diventata inaccettabile, è necessario intervenire. Sapevo che lo avreste capito, siete delle così brave ragazze. Mica come quella lì». Quella lì era la signora Peréz. Lei, il marito e i tre figli erano i vicini del signor Carlo.
«La signora Peréz ha seguito i nostri consigli: noi abbiamo portato i tappeti, loro hanno messo i feltrini alle sedie e i fermaporta in silicone alle maniglie.»
«E le ruote del triciclo?»
«Come, scusi?»
Il signor Carlo si lasciò andare a una risatina: «Le ruote del triciclo della bambina! Non si preoccupi, è una battuta. Lo so che un triciclo senza ruote è inutile. Infatti, la soluzione non è toglierle, ma buttare via l’intero trabiccolo, così la bestia smetterà di usarlo a qualsiasi ora sopra la mia testa». Le ragazze accennarono un sorriso, anche se quello di Teresa somigliava più una smorfia di dolore: probabilmente si stava mordendo la lingua. «A noi sembra che la famiglia Peréz le stia venendo incontro. Potrebbe essere più tollerante? Non è facile gestire tre bambini così piccoli.»
«Certo che non lo è, perciò avrebbero dovuto pensarci prima. Comunque, non sono un insensibile, ho bussato alla loro porta e ho proposto il mio aiuto: immaginate il mio stupore di fronte all’ennesima pancia! Ho consigliato alla signora di guardare più televisione. In certe culture fare i figli equivale a sfornare come conigli, non possiamo incolpare le donne se affrontano la vita con leggerezza, non sono educate al ruolo. Ora, però, la Peréz è qui, dove le cose funzionano in un altro modo, e bisogna insegnare alla prole come si vive nella nostra società.»
«Spiegare a una donna come fare la madre potrebbe essere vissuto come un giudizio» sibilò Silvia.
«Come loro interpretano le cose non è affar mio. Se sapessero l’italiano, non ci sarebbero queste incomprensioni.»
«Carlo, lei è troppo severo.»
«Severo io? Ma se le lascio passare tutte! Per esempio, oramai non faccio più caso ai ceffi poco raccomandabili che vanno e vengono.»
Silvia e Teresa si avvicinarono l’una all’altra, raddrizzarono le spalle e puntarono gli occhi come spade laser: stavano serrando i ranghi. Contemporaneamente il signor Carlo cominciò a sentirsi a disagio, il cravattino pareva essersi ristretto. Perché questo incontro si stava facendo così lungo? Perché non gli stavano semplicemente comunicando che presto i suoi vicini sarebbero andati via?
«Il signor Peréz ha un’associazione per aiutare i suoi connazionali che si sono trasferiti in Italia. Non c’è niente di losco. Lei, d’altra parte, potrebbe evitare di origliare le sue conversazioni sul pianerottolo.»
«Io non origlio nulla» ribatté il signor Carlo, allibito «Mi sta dando dell’impiccione? Parlano dei loro affari fuori di casa, che colpa ne ho se in quei momenti mi trovo lì per pulire le scale.»
«In questo periodo le pulisce spesso…»
«Non c’è bisogno di ringraziarmi.»
«C’è già l’impresa di pulizie, non c’è bisogno che si affatichi.»
«Quindi, se ne vanno o no?»
«No.»
«Li cacciate o no?»
«No.»
«E cosa avete intenzione di fare?»
«Potrebbe smettere di battere la scopa sul soffitto e di lasciare i bigliettini sotto la porta? Se ha delle lamentele ne parli prima con noi, siamo qui per questo.»
«IO DAVVERO NON CAPISCO CHE CI STIATE A FARE QUI.»
«Vi aiutiamo a campare, visto che l’ultima volta qualcuno ha tirato fuori il coltello. Abbiamo detto ai Peréz di fare maggiore attenzione ai rumori, ai visitatori, ai figli: stiamo chiedendo uno sforzo anche a lei per migliorare la convivenza. Lei è proprietario di casa sua, ha scelto volontariamente di comprare all’interno di un condominio misto, dove sono presenti alloggi ACER per persone in difficoltà. Loro sono una famiglia assegnataria, non hanno scelta.»
Il signor Carlo guardò il proprio riflesso sulla porta: si era vestito a festa, mentre era stato invitato al funerale delle sue speranze. «Avete ragione. Mi rendo conto solo ora che il problema non sono i Peréz, ma voi: loro sono sfortunati, voi, invece, siete delle incompetenti.»
«Amen.»
Uscì sbattendo la porta.
«Abbiamo risolto il problema. Ora le cattive siamo noi.»
Scritto da Maria Rivola, pubblicato nel libro “Ogni casa una storia”
Edito da Fratelli è Possibile e Acer Rimini dicembre/2023